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A.M.A. CUCCHINI

"fare gruppo" per rendere la vita più facile

A.M.A. CUCCHINI

"fare gruppo" per rendere la vita più facile

C’è una parola magica: insieme. E funziona benissimo fin dall’antichità. Fin da quando l’uomo ha capito che di fronte alle minacce che costantemente lo opprimevano, era molto più complicato essere da solo. Ed è così anche oggi: fare gruppo è davvero l’idea più semplice e apparentemente più banale a cui un individuo possa pensare; eppure possiede una potenza capace di spianare le montagne più alte.

Lo sa bene l’Associazione Cucchini. Che oltre a prendersi cura dei malati oncologici e delle loro famiglie, da molti anni ha assunto l’impegno di seguire i familiari che devono elaborare la perdita del proprio caro. Ecco la parolina magica: A.M.A. Un acronimo che significa auto mutuo aiuto, ma che ha dentro di sé il verbo amare. È rivolto a chi ha perso un proprio caro e fatica a intravvedere una possibilità per vivere meglio. È un messaggio di speranza e di amore.

«Tutti i partecipanti a nostri gruppi un giorno hanno sentito una spinta, così hanno composto il numero dell’Associazione Cucchini e, dall’altra parte della cornetta, una voce amica ha dato loro un appuntamento per incontrare la nostra psicologa» spiega Cristina Zannini, consigliera di Cucchini e attiva nei gruppi A.M.A. «Dopo un paio di incontri conoscitivi, necessari per capire se il percorso all’interno del gruppo è utile rispetto alla propria situazione di lutto, ha inizio l’avventura».

Gli incontri si svolgono nella sede dell’associazione nei giorni di martedì (dalle 18 alle 20) o venerdì (dalle 15 alle 17), con cadenza quindicinale. I gruppi sono formati da massimo dieci persone.

«I nostri gruppi A.M.A. hanno un inizio, ma non un termine: si rimane tutto il tempo necessario per capire fino a quando si è pronti per riprendere il proprio viaggio – sottolinea Cristina Zannini. – I pilastri su cui si basa l’efficacia dei gruppi di auto mutuo aiuto sono diversi. La riservatezza di ciò che viene detto, in quanto le persone si devono sentire libere di parlare del proprio dolore e avere la certezza che quello che viene detto rimarrà lì. Il non giudizio da parte degli altri partecipanti: ciascuno è invitato a riportare la propria esperienza che diventa tesoro per gli altri. Il fatto che tutti sono sullo stesso piano: quando qualcuno fa delle domande è il gruppo che risponde; non ci sono ricette magiche ma solo la condivisione di esperienze. Un altro aspetto molto importante è la narrazione del proprio vissuto che consente di visualizzare meglio il dolore che si sta vivendo e l’ascolto da parte degli altri membri che entrano in empatia con chi si sta raccontando».

Nei gruppi ci sono anche cinque volontari della Cucchini: persone comuni, che hanno frequentato dei corsi specifici per prepararsi al meglio a essere facilitatori. Il loro compito è quello di mettere a proprio agio i partecipanti, in modo che tutti abbiano la possibilità di parlare ed esprimere le proprie emozioni in un clima di attenzione e accoglienza. Un altro aspetto importante del facilitatore è quello di mettere in evidenza il lato positivo e i progressi che sono stati fatti da ciascuno, rincuorando e sottolineando i passi in avanti.

Per saperne di più, basta telefonare alla segreteria della Cucchini (0437 516666).

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