Il Gialét della Valbelluna. Se non l’hai mai provato, dovresti farlo: dal primo al dolce, con quel gusto delicato e il “sentore” di castagna, saprà conquistarti (anche abbinato al pesce, lo avresti mai detto?). “Bottone dorato”, piccolo e dalla buccia sottile, il gialèt è una varietà locale di fagiolo rampicante, bello da vedere e squisito da mangiare, rinomato e ricercato da tanti per le sue indiscusse qualità organolettiche. Fu Pierio Valeriano, conosciuto anche come Bolzanio Pierio, umanista, teologo e scrittore a servizio del Vaticano e originario di Belluno, a portarlo dalle “Americhe” intorno al 1500 nella nostra valle. Molte famiglie ne coltivavano qualche chilogrammo nell’orto di casa, vendendolo con successo per la sua prelibatezza, più che per consumarlo direttamente.
Nel dopoguerra molteplici furono le cause che videro la diminuzione sempre più forte della produzione di questa preziosa specie ma, grazie ad un’eccellenza nel nostro territorio, l’istituto agrario “I.I.S. Antonio Della Lucia”, negli anni Novanta ne è stata recuperata la semente e a seguito di ciò si è vivificato il desiderio di rendere nuovamente questa produzione un gusto tipico della Valbelluna.
Per saperne di più abbiamo intervistato Diego De Paoli, il presidente dell’Associazione “per la tutela del Fagiolo Gialét della Valbelluna Presidio Slow Food®”, che proprio nella nostra conca verde tra le Dolomiti e le Prealpi si occupa di preservare e promuovere questo gusto della tradizione.
I soci sono circa una trentina e mi piace definirli come dei supereroi, che lavorano “al buio”, un po’ come Batman. Nelle loro coltivazioni essi si occupano innanzitutto di preservare le caratteristiche particolarissime dellʼecotipo “gialét”: una tipologia che la Regione Veneto ha incluso nella lista dei prodotti alimentari tradizionali e ha riconosciuto a rischio di “erosione genetica”, cioè che si andrebbe a perdere senza un lavoro attivo di selezione, dato che si ibrida molto facilmente.
Ma cos’è un Presidio Slow Food?
Si tratta di veri e propri progetti che tutelano piccole produzioni di qualità realizzate secondo pratiche tradizionali. I presidi non si propongono tanto di salvare una lista di cibi “eletti”, quanto di far leva su alcuni prodotti di pregio per ridare centralità al cibo, a chi lo produce, al territorio di cui è espressione materiale e culturale.
Perché è importante il ruolo dell’associazione?
Appartenere a questa rete significa anche scegliere di promuovere un modello di coltivazione che dia senso d’identità oltre che prodotti buoni e cura del territorio. Essa è molto adatta a piccoli appezzamenti di montagna che si mantengono in salute e gradevoli da vedere.
L’impianto di un piccolo campo può dare, oltre che un alimento prezioso da gustare in tutta la sua genuinità, una possibilità di integrazione del reddito e grande soddisfazione personale per una pratica salutare e socializzante.
Cosa significa esserne soci?
Dal nostro punto di vista essere soci non significa semplicemente maggior produzione e offerta ai nostri consumatori di un prodotto molto ricercato e apprezzato, ma anche maggiore sostenibilità per il nostro territorio. Ogni nuovo socio viene formato e dotato di competenze sia operative che storico-culturali sulla semente. Per la produzione seguiamo un disciplinare a bassissimo consumo energetico, che usa manodopera più che energia da fonti non rinnovabili o macchinari. Inoltre, il nostro disciplinare è assimilabile a un biologico perché non ammette prodotti di sintesi chimica. Queste scelte ci aiutano a garantire maggior biodiversità e preservazione dell’ambiente.
Nel vostro sito (www.fagiologialetdellavalbelluna.blogspot.it) si legge un termine curioso: “Fagioliadi”. Cosa sono?
La nostra associazione fa parte della più ampia comunità “leguminosa” di “Slow Beans”, un insieme di 50 associazioni o comunità del cibo che, attraverso Slow Food, si sono conosciute e poi ogni anno organizzano un festival itinerante per celebrare, attraverso una mostra mercato e convegni del settore, i sapori slow del legume. Già nel 2017 la Valbelluna ha ospitato questa manifestazione e le “Fagioliadi” sono una gara di cucina dove i produttori, dal campo alla tavola, promuovono nuove e deliziose ricette. Per maggiori informazioni si può scrivere a fagiologialetdellavalbelluna@gmail.com o visitare la pagina Facebook “Presidio Gialét”.