All’Eccellenza Ill. Signor Franz Hofer, Commissario Supremo per la Zona d’Operazioni delle Prealpi
Inizia così la lunga lettera che il vescovo delle diocesi di Belluno e di Feltre Girolamo Bortignon, il 3 aprile del 1945, ha inviato al Commissario Supremo germanico e per conoscenza al Consigliere Germanico presso la Prefettura Hubert Lauer, al Generale comandante la Piazza di Belluno, al Prefetto Commissario Salvetti, al Presidente del Tribunale di Belluno e al Tenente Karl Comandante della Polizia Germanica.
All’epoca non esistevano ancora le fotocopiatrici e per farne più copie con una sola battitura, solitamente non più di sei dopo il primo foglio, venivano usati dei leggerissimi fogli della cosiddetta carta riso alternati alla carta carbone, per cui possiamo dire che i due fogli che ho in mano sono una copia autentica dello storico documento.
Siamo a meno di un mese dalla fine della seconda guerra mondiale e a soli 14 giorni da quel tardo pomeriggio di sabato 17 marzo, quando furono impiccati i quattro partigiani nell’allora piazza Campitello, e dall’esemplare ed eroica sfida del vescovo Bortignon che, nonostante proteste e minacce, salì su una scala a pioli procuratagli in tutta fretta dal giovane prete don Guido Caviola per dare l’estrema benedizione a quei martiri per la libertà. Così inizia il testo:
“Eccellenza,
mi rivolgo a Voi, come vescovo delle due Diocesi di Belluno e Feltre, Padre e Pastore di questa gente buona, tranquilla e credente. Non è spirito di parte o gretto nazionalismo che mi fanno parlare, ma l’amore forte che mi lega al mio popolo, il dovere e la responsabilità che ho di tutelare e difendere i suoi sacrosanti diritti e la speranza di trovare in Voi sentimenti di giustizia, equità, lealtà, ed umanità a protezione di queste popolazioni che vivono da parecchi mesi sotto l’incubo di sistemi di repressione e rappresaglia terrorizzanti ed addirittura raccapriccianti.
Permettete che vi faccia, a semplici cenni, la storia dolorosa di questi mesi. Sono parecchie centinaia i cittadini uccisi, alle volte incendiati, per solo motivo di rappresaglia: fra questi si contano due donne, fanciulli e fanciulle, e l’uccisione avviene senza dare possibilità alcuna ai poveretti di disporre delle loro ultime volontà e di avere l’assistenza religiosa.
Molti cittadini furono derubati delle loro sostanze ed ebbero la loro abitazione distrutta da fuoco. Paesi interi furono completamente incendiati: Aune, Croce d’Aune, Valle di Seren, Borgate di Seren, Valle di Canzoi, Caviola, Feder, Taibon, Gares, Fregona, Vallesina, Pieve d’Alpago ed altre borgate. Qua e là si volle incrudelire contro il Clero: furono schiaffeggiati, furono arrestati e trattenuti senza quel rispetto che si deve alla dignità sacerdotale (seguono 10 nomi di preti) e altri ancora.
Il testo prosegue ricordando le angherie nei confronti dello stesso vescovo che fu costretto in quel di Lamon ad assistere all’incendio di una casa entro cui fu fatto bruciare crudelmente una povera mamma e denuncia perquisizioni perfino nei tabernacoli delle chiese.
Eccellenza, queste popolazioni dinanzi ai sistemi che varcano i diritti della legittima difesa e degenerano in crudeltà e barbarie, fremono ed insieme supplicano, a mezzo del loro vescovo, Padre e Pastore che voi facciate sentire con forza e coraggio la vostra parola di giustizia ai responsabili.
Ricorda le recenti violenze e rappresaglie di Fortogna e prosegue ricordando che di fronte alle proteste delle autorità e dei privati si risponde: che bisogna agire così perché la vita delle truppe germaniche è minacciata, perché i partigiani uccidono alle spalle, perché la popolazione preferisce i partigiani, perché la popolazione non denuncia i partigiani; si è perfino detto perché “la vita di un solo tedesco vale di più della vita di tutti gli italiani messi insieme”.
Il combattivo Presule ricorda che dopo l’8 settembre del 1943 il popolo italiano fu disarmato e minacciato di pena di morte a chiunque fosse trovato con armi e le popolazioni della Provincia ottemperarono agli ordini. Esse dunque si trovano disarmate di fronte alle truppe tedesche e di fronte al così detto movimento partigiano. Dovettero cedere qua e là alle minacce dei cosi detti partigiani che si presentavano a mano armata…
Eccellenza ho un profondo rimorso di aver tardato a segnalarVi quanto sopra. Conto sul Vostro intervento, energico, sollecito e fattivo a favore di questa gente che ha troppo sofferto, e che è rattristata per troppe scene di fiamme, di sangue, di impiccagioni, di deportazioni atroci, e di rapimenti.
Con ossequio.
f.to Girolamo Bortignon
Vescovo Amministratore Apostolico
Belluno, 3 aprile 1945